Camminano male e poco. Con fatica, con dolore. E spesso non ci riescono nemmeno.
Sono le persone affette da polineuropatie periferiche (in Italia, il 10-12 per cento della popolazione): condizioni che hanno cause diverse (diabete, tumori, alcolismo, effetti collaterali di alcuni farmaci, età avanzata), ma tutte alterano in modo patologico il movimento, l’equilibrio e la capacità di camminare.
Per aiutare questi pazienti a rimettersi in piedi e tornare autonomi, esiste oggi un nuovo strumento ideato dalla società svizzera Gondola Medical Technologies e validato con centri di ricerca di valenza internazionale: si chiama Gondola, anche se il nome scientifico della terapia è «stimolazione periferica meccanica automatizzata» (Amps, dal nome in inglese);
da usare due minuti un paio di volte a settimana, assomiglia a uno scarpone tecnologico aperto che avvolge il piede e lo stimola in due punti, la punta dell’alluce e la base del primo metatarso: aree le cui innervazioni forniscono al sistema centrale di controllo del movimento i segnali relativi all’iniziativa motoria e alla lunghezza del passo; e se questi segnali, a causa della neuropatia, arrivano ridotti in intensità, causano un peggioramento progressivo del cammino, perdita dell’equilibrio e dolore cronico.
«Per capirne bene il modo d’azione bisogna prima sapere come funziona il cammino» premette Mauro Porta, professore in neurologia e direttore del Centro Disturbi del Movimento di Milano, che ha avuto un ruolo importante nel definire i protocolli di utilizzo di Gondola nei pazienti neuropatici.
«Il centro del cammino, nel midollo spinale, riceve impulsi dall’alto, ossia dal cervello, così come dalla periferia, cioè dai piedi. I pazienti con polineuropatie hanno problemi di cattiva trasmissione dei segnali che partono dalla pianta del piede e giungono al midollo e al cervello. È come se la centralina di un’auto non ricevesse i segnali dai sensori del motore e dei freni: smetterebbe di funzionare».
Il dispositivo è stato progettato e validato nel Parkinson, dove ha dato buoni risultati. All’interno ha piccole punte metalliche che stimolano la pianta del piede con una pressione calibrata.
Nel Parkinson, due stimolazioni la settimana migliorano equilibrio e cammino, poi vanno ripetute.
«Il Parkinson è però una malattia diversa» precisa Porta. «Ha disturbi del movimento, instabilità e blocchi motori, oltre al freezing della marcia, sintomo che risponde bene a questo trattamento; ma è una patologia progressiva. Le neuropatie sono meno evolutive, e ciò rende l’uso di Gondola ancora più significativo. Inoltre non ci sono farmaci efficaci, mentre nel Parkinson c’è la levodopa».
In oltre 50 soggetti, la stimolazione ha consentito a persone di riprendere mobilità e autonomia. «Il prossimo obiettivo sarà testarlo su un numero più ampio di pazienti» conclude Porta.
«E stabilire se la stimolazione non vada fatta più di due volte la settimana. Per questi pazienti Gondola costituisce, nell’ambito di un mosaico terapeutico, uno degli approcci più efficaci. Tornare a camminare e a essere indipendenti, significa recuperare qualità della vita. E per il sistema sanitario vuol dire meno carrozzine, meno fratture, meno costi sociali.»
Fonte Panorama del 12 Ottobre 2016
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